Nei piani dell’arciduca Ferdinando II, la cosiddetta “Piccola Armeria” formava tutt’uno con la biblioteca e l’Antiquarium, dai quali poteva essere raggiunta attraverso due grandi passaggi ad arco. L’intero insieme serviva al principe di formazione umanistica per la sua formazione personale e come passatempo. In questo modo si coprivano tutti gli ambiti: la formazione della mente attraverso lo studio dell'antichità e della letteratura, come pure l’esercizio fisico nella piccola armeria, nota anche come armeria di caccia. La Piccola Armeria conteneva originariamente armi da caccia e da guerra: balestre, pugnali da caccia, coltelli da caccia, spade, pugnali, pistole e fucili. C’erano anche armi bianche e armi inastate, che ancora oggi si possono ammirare sulle pareti della sala.
Sciabola da cerimonia dell’arciduca Ferdinando, 1560 circa, Italia settentrionale
Piccola Armeria
Attualmente la Piccola Armeria ospita anche due armature da samurai risalenti al periodo a cavallo tra il XVI e il XVII secolo - oggetti estremamente rari, dato che in tutto il mondo è quasi impossibile trovare manufatti paragonabili conservati in condizioni originali. Seguono la tipologia tradizionale del cosiddetto moji odoshi dōmaru, diffuso in Giappone fin dal XIV secolo del calendario europeo.
Il telaio è costituito da piastre orizzontali in ferro e corno, legate tra loro longitudinalmente e trasversalmente da uno speciale tessuto intrecciato (odoshi), fatto di nastri di seta.
Anche le armature del petto e della schiena sono tenute insieme da cordicelle che possono essere aperte e chiuse sul lato destro.
Armatura da samurai (Moji odoshi dōmaru Gusoku), Giappone (Nara?), fine XVI / inizio XVII secolo
Armatura da samurai (Iroito odoshi), Giappone (Nara?), fine XVI / inizio XVII secolo
Le due armature arrivarono in Europa probabilmente come dono dello shogun Ieyasu intorno al 1600 e giunsero a Vienna in quanto proprietà dei governatori asburgico-olandesi di Bruxelles durante la Rivoluzione francese nel 1794. Da lì, passando per il castello di Laxenburg, arrivarono a Innsbruck in occasione del riallestimento della collezione di Ambras, alla fine del XIX secolo.
Un altro oggetto di spicco della Piccola Armeria è il progetto per il cenotafio dell’imperatore Massimiliano I.
L’imponente disegno del pittore praghese Florian Abel è uno dei più grandi e meglio conservati del suo genere. L’aggiunta di un sarcofago al monumento funebre di Massimiliano, fino ad allora incompleto, fu avviata su iniziativa del nipote dell’imperatore, Ferdinando I. I fratelli di Abel, Bernhard e Arnold, iniziarono l’opera in marmo e, dopo la loro morte, Alexander Colin continuò il lavoro. Come dimostrano i rilievi marmorei superstiti del cenotafio nella Chiesa di corte di Innsbruck, il progetto presentato qui non fu realizzato. Il formato non corrisponde alle dimensioni reali, tuttavia le dimensioni sono simili a quelle del monumento sepolcrale.
Bozza del progetto per il cenotafio dell’imperatore Massimiliano I, Florian Abel, Praga, 1561 (?)
In quanto documentazione unica di un monumento imperiale, questa bozza del progetto finì probabilmente nelle mani del principe tirolese, l’arciduca Ferdinando II, per via ereditaria. Questi fece conservare l’“Abriß Kaiser Maximilian des Ersten Grab” (Schizzo della tomba dell'imperatore Massimiliano I) nella biblioteca di Ambras (citato in KK 6652, fol. 684r).
Piccola Armeria
Castello di Ambras Innsbruck Schlossstraße 20 6020 Innsbruck
Noi e i nostri partner trattiamo i vostri dati personali, come il vostro indirizzo IP, utilizzando tecnologie come i cookie per memorizzare e accedere alle informazioni sul vostro dispositivo, al fine di consentire la personalizzazione della pubblicità e dei contenuti, la misurazione della pubblicità e dei contenuti, l'analisi del pubblico e lo sviluppo dei prodotti. Siete voi a decidere chi utilizza i vostri dati e per quali scopi.